CapItolo 4: Caledbulch

Non a caso Alt Clut era anche chiamata "Rocca dei Britanni": la roccaforte era situata in cima a due imponenti e invalicabili colline rocciose che si stagliavano sul fiume Clut, da cui il regno stesso prendeva il nome. Riderch, affacciato ai bastioni più alti, si godeva la luce del tramonto riflessa dal vasto fiume sottostante, che si allargava in un estuario quasi fosse un lago, diretto verso la sua destinazione finale, il mare occidentale.
Cominciava l'imbrunire, era ora di muoversi. Riderch scese dal parapetto, rispondendo distrattamente al saluto di una guardia che stava di vedetta, visibilmente intirizzita dal freddo.

Camminando lungo i viottoli che serpeggiavano tra le capanne, notò che gran parte degli uomini a quell'ora non erano lì, ancora impegnati altrove nelle loro occupazioni. Le donne invece si trovavano all'interno delle capanne, occupate con le faccende domestiche e con la preparazione dei pasti serali. Un paio di bambini, sfidando il freddo, scorrazzavano qua e là urlando e giocando.

Riderch raggiunse infine il salone reale, dove si tenevano le assemblee dei capiclan del regno. Le guardie all'entrata lo riconobbero immediatamente e dopo una breve perquisizione (non erano ammesse armi all'interno della sala) lo fecero entrare.
L'interno era avvolto nel tepore e nella penombra. In fondo alla sala, una figura solitaria sedeva a un tavolo, alla luce delle torce: era un uomo anziano e calvo, avvolto da una spessa pelliccia, che stava apponendo sigilli ufficiali su delle tavolette.
«Buona sera, padre», fece Riderch, avvicinandosi.
«Guarda un po' chi è qui», rispose l'anziano distrattamente, senza distogliere la concentrazione da ciò che stava facendo.
Fortunatamente erano soli nell'ampia sala. «Padre, ti devo parlare», disse Riderch facendosi coraggio.
«Parlare di cosa?», ribatté l'altro, sempre intento ad apporre sigilli, con movimenti molto lenti e curati, come se stesse ponderando diverse cose nella sua mente.
Riderch non sapeva come proseguire, si sentiva come bloccato.
L'anziano finì di apporre un ultimo sigillo, tossì, e poi alzò il suo sguardo penetrante, la luce delle torce riflessa nei suoi occhi. «Va bene, parliamo», disse: «Chi era Coil Hen?».
Riderch rimase spiazzato: «Coil... Hen? Era colui che unificò la Britannia del nord sotto il suo potere, quando le legioni romane se ne andarono... Invece, ti posso portare notizie più fresche su Coil Cenet: giù a Peartoc dicono che sia stato cornificato dalla moglie, e lui per tutta risposta...». Riderch si fermò. Suo padre lo fissava con sguardo torvo. Il principe aveva pensato che mettendola in burla avrebbe alleggerito la tensione, ma era successo il contrario.
«Britannia? Da quando in qua», ringhiò suo padre trattenendo la rabbia, «usiamo il termine imposto dai Romani quando parliamo delle nostre terre? Se vuoi ricorrere a un termine latino, scegli almeno Albion, utilizzato dai monaci cristiani. Ma Prydein è il nome con cui noi chiamiamo Albion nella nostra lingua!».
«Ho detto Britannia solo perché mi riferivo alle terre di Prydein ai tempi delle legioni romane», fece Riderch, come per scusarsi.
«E dopo Coil Hen, cosa successe?», insisté l'anziano.
Riderch rimase interdetto. Non capiva dove suo padre volesse andare a parare, ma in quel momento non aveva altra scelta che rispondere: «Dopo Coil Hen», sospirò, «i suoi territori vennero divisi tra i suoi discendenti e diventarono i regni che esistono oggi».
«E quanti sono questi regni?», chiese ancora suo padre, imperterrito.
Riderch si spazientì: «Non lo so, ma puoi arrivare al punto?».
«Sette sono quelli principali, senza contare altri territori minori in mano a piccoli clan», fece suo padre, senza badare alla richiesta di Riderch, «Rheged, Gododdin, Bryneich, Ebrauc, Elmet, Dunoting, Deifr». L'anziano tossì forte per un po', poi riprese: «E infine c'è Alt Clut...». Ma si dovette interrompere a mezza frase per un altro accesso di tosse.
Riderch approfittò dell'interruzione per afferrare uno sgabello e sedervici: ne aveva abbastanza di stare lì in piedi come un imbecille.
Quando suo padre si fu ripreso, fissò Riderch negli occhi e continuò: «Il nostro regno è unico in Prydein. Ai tempi di Coil Hen, ad Alt Clut già regnava Ceretic, il nonno di mio nonno. Altri regni sono sorti e sono caduti, i loro clan si son scontrati e ammazzati l'un l'altro. La nostra dinastia invece comanda qui ad Alt Clut dai tempi in cui i Romani occupavano buona parte di Prydein. La Rocca è rimasta inespugnata da sempre e, sotto il comando di mio padre e mio, si sono intensificati gli scambi commerciali con territori vicini e lontani, migliorando la nostra qualità di vita».
Riderch sbadigliò, come per mostrare che questi discorsi non lo impressionavano, anzi lo annoiavano.
Ma suo padre non aveva finito, e rincarò la dose: «E ora sai cosa sta accadendo? La sopravvivenza del nostro clan è a rischio, mentre tu passi il tuo tempo tra sollazzi e ubriacature, dimenticando la responsabilità nei confronti della tua stessa famiglia!».
La pazienza di Riderch era finita: «Ora basta, padre, con questa ramanzina!».
L'uomo avvolto nella pelliccia si alzò dal suo scranno e alzò la voce: «Non interrompermi!». Il suo tono di voce si era trasformato, non era più quello di un padre, ma quello di re Tutgual Tutclyd, capo supremo di Alt Clut. «Arriverò al dunque», continuò Tutgual, sempre a voce alta: «Innanzitutto, visto che sei qui, ti informo su ciò che ho ricevuto poco fa da mio cugino Clitno, re di Din Eitin: mi ha scritto che gli Engle, o come diamine vengono chiamati quei demoni, dopo avere da molto tempo ormai il controllo di Din Guarie, sono installati stabilmente su ampi tratti della costa di Bryneich. Secondo re Clitno, presto arriveranno allo scontro con i regni britanni confinanti».
Ma Riderch non era affatto impressionato da quelle vicende, così lontane da Alt Clut, e rispose con un sorriso sarcastico: «E cosa dovrebbe interessare a noi di un insignificante fortino quale Din Guarie, sulle lontane coste orientali? Mi chiedo ancora come cavolo il deposto Morcant Bulc di Bryneich sia riuscito a farselo soffiare così dagli Engle, senza colpo ferire. E pensare che mio fratello Morcant condivide lo stesso nome di quell'inetto!», concluse Riderch ridendo divertito.

Tutgual ebbe un altro accesso di tosse, più prolungato del precedente. Riderch notò che la tosse di suo padre era peggiorata dall'ultima volta che lo aveva visto, e cominciò a preoccuparsi. Evidentemente, le pozioni somministrate dal guaritore del re non stavano sortendo effetto.
In ogni caso, Riderch non capiva perché suo padre lo rendesse partecipe di queste questioni: era Morcant, quale suo fratello maggiore e primogenito di re Tutgual, a essere destinato a prendere in mano le redini del loro clan dopo la morte del padre. E fortunatamente Morcant, a differenza dell'altro suo omonimo di Bryneich, aveva già dimostrato di avere le qualità e la decisione necessarie per fare il capo.
Riderch era venuto per parlare con suo padre di un argomento delicato, non per essere distolto verso altri discorsi sulla politica del regno. Doveva riprendere in mano le redini della conversazione.


Ma quando Tutgual ebbe ripreso fiato, fu egli a parlare per primo: «Comunque, lasciamo stare gli Engle. C'è un problema molto più pressante per noi, qui ad Alt Clut».
Tutgual non aveva mai confidato in Riderch per gli affari del regno. Sapeva che il suo primogenito Morcant era l'uomo giusto per quello. Ma era sorto un problema che riguardava tutto il loro clan, ed era giusto che anche Riderch ne fosse messo al corrente.
Tutgual abbassò la voce, anche se non c'era nessun altro nel salone a parte suo figlio e se stesso: «I miei informatori mi hanno riportato indiscrezioni preoccupanti: alcuni dei miei cugini starebbero segretamente cospirando contro di me. Sarebbero avvenuti incontri clandestini tra loro per discutere su come spodestarmi. E qualche giorno fa, all'assemblea dei clan del regno, quella testa calda di Cynan a un certo punto ha avuto l'impudenza di ventilare l'idea che Neiton potrebbe essere un ottimo guletic di Alt Clut in tempi come questi. Fortunatamente lo stesso Neiton ha rigettato l'idea lì sul momento di fronte a tutti: se non lo avesse fatto avrei dovuto prendere serie precauzioni dalle gravi conseguenze».
«Padre», intervenne Riderch con un tono di totale noncuranza, «mi sono sempre chiesto, il termine "guletic" include in sé anche il significato di "amministratore" o semplicemente di "capo" e "re"?».
Tutgual venne assalito da un altro attacco di tosse, ma riprese rapidamente il controllo. Cercando di non perdere la pazienza, rispose: «Riderch, questo è un problema serio, rischiamo uno scontro dinastico. I cospiratori ritengono che mio cugino Neiton avrebbe il diritto di prendere il mio posto, tirando in ballo la breve reggenza su Alt Clut di suo padre Guipno quando il nostro nonno, re Dumnagual, morì mentre il suo primogenito, mio padre, era assente in guerra. Ma sono rivendicazioni ridicole e prive di reale fondamento: sappiamo tutti che quando mio padre Clinoch tornò ad Alt Clut divenne lui l'effettivo guletic, e mio zio Guipno gli lasciò il comando in maniera totalmente consenziente. Oltretutto, le aspirazioni di questi cospiratori si scontrano con la realtà: il corpo di guardia reale mi è fedele, e le Guardie della Rocca mi hanno attribuito il titolo di "Difensore del popolo"». Poi cambiò il tono di voce, facendo emergere il suo disappunto nei confronti del figlio: «Comunque, per rispondere ai tuoi dubbi, sappi che il termine "guletic" significa diversi ruoli in uno: protettore del territorio, re, capoclan e amministratore del regno. Un vero guletic incarna tutte queste responsabilità. Per anni me ne sono dovuto fare carico io, ma ora l'età e la malattia stanno minando le mie forze, e i cospiratori cercano di approfittarne. Tuo fratello Morcant è già al corrente di tutto ciò, e se sarà necessario saremo pronti. Ma era ora che anche tu sapessi di questa pericolosa situazione».

Riderch appariva a disagio, e rispose quasi in tono di scusa: «Perdona padre se cambio argomento, ma ero venuto per informarti che ho deciso di fare un viaggio fuori Alt Clut con Languoreth e i bambini, prima che i miei impegni nel clan mi richiamino qui di nuovo. Ho a lungo posticipato, ma la bella stagione si avvicina, e pensavo di dirtelo in anticipo».
Tutgual rimase sbigottito dinanzi a quell'uscita improvvisa e totalmente inattesa: «Viaggio? Per cosa? E dove, poi?».
«Come mi hai spiegato appena adesso», gli disse Riderch, «i miei doveri verso il clan incombono, quindi questa potrebbe essere l'ultima occasione per me e Languoreth per uscire dalla Rocca e passare un po' di tempo lontano dalle occupazioni che i nostri doveri impongono. È da un po' che ci pensiamo. Potremmo andare verso sud, forse a far visita a re Urbgen a Cair Ligualid, per esempio, e potremmo partire tra un paio di lune, al principio della primavera... Se tu sarai d'accordo».
Il re si passò una mano sulla fronte: «Figlio mio, non ti capisco. Hai un sacco di doti e potresti avere molto potere, se solo lo afferrassi».
 «Ti assicuro padre», gli rispose Riderch, «che non ho intenzione di sprecare il mio ruolo. Proprio per questo ho promesso a Languoreth questa ultima uscita, prima di dedicarmi a tempo pieno agli affari del regno».
Conoscendo Riderch, Tutgual non credette fino in fondo alla genuinità di quelle parole, ma sapeva che, anche se si fosse opposto a quel piano, non avrebbe necessariamente fatto del bene ad alcuno. Almeno, Riderch sembrava mosso dall'intento di ricucire la relazione con sua moglie, e ciò era positivo nell'ottica di riprendersi in mano le sue responsabilità, a partire da quelle coniugali e di padre di famiglia.
Impostando quindi la sua voce a un tono di comando, Tutgual infine disse: «D'accordo, così sia. Ma porterai qualcosa con te». Si alzò dallo scranno, ordinò rapidamente in una pila le tavolette accumulate sul tavolo e fece cenno a Riderch di seguirlo fuori del salone.

Il vento freddo li investì non appena uscirono all'aperto. Nonostante indossasse una pesante pelliccia di cervo, Tutgual rabbrividì e venne colto da un altro accesso di tosse. Accelerò il passo, seguito dalle sue guardie personali, Artmael e Caratacos, che erano incaricati di non perdere di vista il loro re, anche se Tutgual a volte avrebbe preferito essere lasciato un po' da solo.
La sua casa avita, tramandatagli da suo padre e suo nonno che erano stati guletic prima di lui, si trovava convenientemente vicino alla sala delle assemblee. Tutgual ordinò alle guardie di attendere fuori, ed entrò insieme a Riderch.

Il calore all'interno fu un vero sollievo. Al centro della stanza, tizzoni accesi ardevano in una cassetta di metallo, irradiando una luce calda sulle pelli di cervo appese alle pareti. Il calore nell'abitazione gli agevolò di molto il respiro.
«Seguimi, ti devo mostrare una cosa», disse a suo figlio. Attraversò l'ampia stanza, che era sempre troppo silenziosa da quando la sua consorte Elufed non c'era più. Attraverso una tenda, passarono negli spazi privati del re di Alt Clut, in cui nemmeno le servitrici erano ammesse, se non sotto richiesta diretta del guletic.
Tutgual aveva pochi possedimenti personali, ma quei pochi erano di grande valore. Accanto al suo letto, coperto da pelli finemente conciate, era adagiato sul pavimento un antico cofano di metallo intarsiato, basso e oblungo, chiuso da una serratura. La chiave necessaria per aprirla era inserta nell'anello che il guletic portava sempre al dito, quale simbolo del suo ruolo e del suo potere. Con un gesto cauto, perché la serratura era antica, Tutgual inserì la chiave aprendo il cofano. Diversi oggetti di valore erano depositati all'interno, ma in quel momento a Tutgual interessava uno soltanto: afferrò un fodero in metallo decorato da cui fuoriusciva un'elsa in avorio, e lo porse a suo figlio.
Riderch rimase interdetto: «Questa è Dyrnwyn, la Bianca Elsa... la spada tramandata per generazioni dai guletic di Alt Clut. Poco fa hai nominato tuo nonno, Dumnagual Hen... non apparteneva forse a lui?».
«Si, e a suo padre e a suo nonno prima di lui», rispose Tutgual. «Se davvero ti allontanerai da Alt Clut, prendila con te in pegno, con la promessa che me la ritornerai quanto prima».
«Ma... padre», balbettò Riderch, «la Bianca Elsa appartiene ai re di Alt Clut... Spetta per diritto a Morcant, dopo di te».
«Proprio perché mi appartiene, te la consegno in pegno: se non ritornerai qui nel volgere di una luna, la maledizione di tutti i precedenti guletic nostri antenati ricadrà sul tuo capo. Ora la decisione spetta a te».
Riderch non sembrava essere rimasto impressionato dalla maledizione: aveva sguainato la spada e la stava ammirando.
«Dyrnwyn», continuò Tutgual, «non è soltanto una spada di pregevole fattura. La sua lama è particolarmente forte e indistruttibile. Veniva chiamata anche Caledbulch, che infatti significa "taglio profondo"».
«Si lo so, padre, non ho dimenticato la lingua dei nostri antenati», rispose Riderch. Aveva un tono di voce più serio e riflessivo ora, quasi solenne: «Ritornerò nel tempo che hai stabilito e riporterò indietro Caledbulch intatta, te lo giuro sugli spiriti degli antenati».
Le labbra di Tutgual si piegarono in un mezzo sorriso: «Non è obbligatorio che tu la tenga sempre intatta nel fodero. Se ti dovesse servire, usala», disse, quasi in tono di scherno. «In ogni caso, ti servirà una scorta», aggiunse poi seriamente.
«Si, si, Caimir e i suoi uomini ci accompagneranno. Avevo pensato di fare un viaggio più privato, ma l'Orso ha insistito nel voler tirarsi dietro tutti i suoi sgherri», rispose suo figlio.
«Bene, così sia», sentenziò il re, compiaciuto. Caimir, detto "l'Orso", era uno dei più valorosi e affidabili soldati della guardia reale, ed era incaricato della sicurezza del secondogenito del regno e della sua famiglia.
«Ma padre», aggiunse Riderch, «non ho detto a nessuno del mio viaggio: lo sapete solo tu, Languoreth e Caimir. Ci terrei che rimanesse il più privato possibile, niente di ufficiale».
«Non vedo perché no», annuì Tutgual in tono asciutto, «si tratta di una tua decisione che non deve interessare ad altri. Tranquillo, non menzionerò ad alcuno del tuo viaggio, non è affare loro. Se visiterai Cair Ligualid, porterai i miei saluti a re Urbgen».
Dopo aver visto sollievo nello sguardo di Riderch, Tutgual però aggiunse: «Ma ricordati, figlio, che il tuo posto e la tua vita sono qui».
«Non preoccuparti padre», gli rispose Riderch con determinazione, «lo so bene. Ritornerò pronto a prendermi le mie responsabilità, e tutto sarà diverso». E un abbraccio sigillò quella promessa tra padre e figlio.

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